L’abuso psicologico è una forma di maltrattamento subdola, che spesso non si rivela immediatamente visibile. Si insinua lentamente nelle relazioni, sia affettive che professionali, attraverso comportamenti manipolativi, svalutazione emotiva e controllo. Questo tipo di abuso lascia segni profondi nell’animo della vittima, indebolendo la sua capacità di fidarsi e riducendo progressivamente la sua autostima.
Per comprendere a fondo l’abuso psicologico e il suo impatto nelle dinamiche relazionali, puoi esplorare questo articolo approfondito. In questa sede, ci concentreremo invece sui segnali più sottili che spesso passano inosservati e su come affrontare le conseguenze emotive, soprattutto nelle relazioni adulte e negli ambienti di lavoro.
Sono Michele Accettella, psicologo, psicoterapeuta, analista junghiano a Roma. Da oltre 15 anni aiuto le persone a migliorare la qualità delle loro vite attraverso la crescita della personalità.
Il mio lavoro consiste nel creare le migliori condizioni possibili — all’interno della relazione terapeutica — per far emergere e sviluppare al meglio gli aspetti complessi della tua personalità, conquistando con questo una maggiore soddisfazione di vita.
Uno degli aspetti più insidiosi dell’Abuso Psicologico è la sua capacità di manifestarsi attraverso segnali sottili, che spesso passano inosservati. Nelle relazioni affettive l’abuso psicologico può prendere molte forme. Spesso si presenta sotto forma di continue critiche distruttive, svalutazione dei successi personali, o nei tentativi di controllare l’altro. Questi comportamenti, seppur non sempre violenti, creano una dipendenza emotiva che rende difficile per la vittima riconoscere il proprio malessere e trovare la forza per reagire.
Nell’ambiente di lavoro i segnali possono essere ancora più sottili. Il Gaslighting è una delle tecniche più comuni: l’abusante manipola la percezione della realtà della vittima facendola dubitare delle proprie capacità e giudizi. Anche le microgestioni o il controllo eccessivo, accompagnati da continue critiche, possono destabilizzare emotivamente una persona, portandola a sentirsi inadeguata o impotente.
Un segnale importante da riconoscere è la sensazione costante di confusione emotiva. Quando ci si sente in colpa, o si ha la percezione di non essere mai abbastanza, è possibile che si stia subendo una forma di manipolazione emotiva. Questo stato di confusione, se prolungato, porta a una progressiva perdita di fiducia in sé stessi e nella propria capacità di prendere decisioni autonome. La differenza tra dinamiche normali e manipolative è proprio nella ripetitività e nel controllo esercitato sull’altro.
Gli effetti dell’Abuso Psicologico non si limitano al periodo in cui si subisce il maltrattamento. Uno degli effetti più comuni è la riduzione dell’autostima. Dopo mesi o anni di svalutazione costante la vittima inizia a interiorizzare le critiche e a percepire se stessa come insufficiente o indegna. Questo porta spesso a difficoltà nell’instaurare nuove relazioni o ad evitare situazioni sociali per paura del giudizio.
Altri effetti a lungo termine includono l’Ansia e la Depressione. La vittima può sentirsi intrappolata in uno stato di allerta costante, aspettandosi sempre il peggio. Questo stato di stress prolungato può portare a sintomi fisici, come insonnia e tensione muscolare, oltre che a un progressivo isolamento sociale. La paura di ulteriori abusi porta spesso a chiudersi in sé stessi.
Un aspetto cruciale da considerare è la dipendenza emotiva. Le vittime di Abuso Psicologico sviluppano spesso un forte attaccamento all’abusante a causa dell’alternanza di svalutazione e riconoscimento. Questo ciclo distruttivo, che alterna momenti di vicinanza emotiva a momenti di freddezza, rende difficile staccarsi dalla relazione.
Affrontare l’Abuso Psicologico richiede consapevolezza e un impegno attivo. Il primo passo è riconoscere e accettare la realtà dell’abuso, mettendo in discussione la relazione o l’ambiente che era percepito come familiare. Solo accettando la gravità della situazione è possibile iniziare il percorso di cura.
Dopo aver riconosciuto l’abuso, è essenziale costruire confini emotivi sani. Le vittime tendono a permettere all’abusante di invadere i propri spazi emotivi, sentendosi in colpa o inadeguate. Stabilire limiti chiari e difendere il proprio spazio personale è un passo fondamentale per recuperare la propria autonomia.
Affrontare il senso di colpa e la paura è cruciale. Le vittime spesso si sentono responsabili per l’abuso subìto, come se avessero contribuito al comportamento dell’abusante. Comprendere che l’abuso non è mai colpa della vittima permette di spezzare il ciclo della manipolazione e di recuperare la propria autostima.
La Psicoterapia è uno strumento essenziale per la cura di sé. Offre uno spazio sicuro in cui la vittima può esplorare le ferite emotive, comprendere i meccanismi dell’abuso e lavorare per ricostruire la propria autostima. Un terapeuta aiuta a identificare i meccanismi di difesa che si sono sviluppati nel tempo.
Oltre alla terapia individuale, i Gruppi di Supporto offrono un grande sollievo. Condividere l’esperienza con altre persone che hanno vissuto situazioni simili aiuta a sentirsi meno soli e favorisce la costruzione di nuove reti sociali basate su empatia e comprensione.
Ricostruire l’autostima richiede tempo e dedizione. Significa imparare a riconoscere il proprio valore intrinseco, indipendentemente dall’approvazione altrui. Il supporto terapeutico è fondamentale per affrontare le paure e superare i blocchi emotivi che l’abuso ha lasciato.
Evitare di ricadere in relazioni tossiche richiede consapevolezza. Spesso, le vittime di abuso psicologico vengono attratte da persone che replicano i comportamenti manipolativi dell’abusante. Riconoscere questi pattern è il primo passo per interrompere il ciclo e creare relazioni più sane.
Dopo aver riconosciuto i pattern tossici è importante creare
nuove dinamiche relazionali basate sulla fiducia, sul rispetto reciproco e sulla consapevolezza emotiva. Stabilire confini chiari e rispettare i propri bisogni è essenziale per evitare che si ripetano le stesse dinamiche manipolative. Questo può includere l’imparare a dire “no” e ad allontanarsi da situazioni o persone che potrebbero essere potenzialmente dannose.
Infine, mantenere una continua autovalutazione emotiva
aiuta a prevenire il ritorno in relazioni tossiche. Essere in contatto con le proprie emozioni, riconoscere i segnali di allarme e agire prontamente permette di mantenere la propria autonomia emotiva. Questo tipo di consapevolezza, unito al supporto terapeutico e a una rete sociale sana, è fondamentale per costruire relazioni autentiche e gratificanti.
Il percorso per evitare le relazioni tossiche richiede
impegno, ma con una maggiore consapevolezza di sé e delle proprie emozioni, è possibile vivere relazioni più sane, basate su un rispetto reciproco e un amore che sia davvero costruttivo
Michele Accettella
Sono psicoterapeuta abilitato all’esercizio permanente dall’Ordine degli Psicologi del Lazio.
In oltre 15 anni ho accumulato più di 15.000 ore di lavoro in ambito clinico, come psicologo e come psicoterapeuta.
Per diventare analista junghiano, per oltre 5 anni, sono stato anch’io in terapia, poiché per conoscere l’altro è necessaria una conoscenza approfondita di sé.
L’attenzione al lavoro clinico, ancora oggi, viene periodicamente rinnovata negli incontri riservati di supervisione che svolgo presso il “CIPA – Centro Italiano di Psicologia Analitica“: un’associazione che da oltre 50 anni cura la formazione degli psicoterapeuti junghiani in Italia, di cui sono “Membro del Comitato Direttivo Nazionale”.
Sono Psicologo Analista abilitato alla docenza, alle analisi di formazione e alle supervisioni presso la “Scuola di Specializzazione in Psicoterapia” del CIPA riconosciuta dal MUR.
Dal 2021 al 2025 sono eletto Segretario scientifico e Direttore della Scuola di psicoterapia dell’Istituto di Roma del CIPA.
Dal 2019 sono stato iscritto nell’Albo dei docenti esterni di 1° Livello – Area C di Roma Capitale.
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