Prendersi cura di sé stessi è come coltivare un giardino interiore: ogni gesto di attenzione e ascolto nutre il nostro equilibrio emotivo e psicologico, permettendo alla nostra forza interiore di crescere e trasformarsi. L’autocura, nel contesto della psicoterapia, diventa un atto di trasformazione profonda, che aiuta a riconoscere le proprie emozioni, affrontare i conflitti interiori e riscoprire il proprio valore.
Non si tratta solo di alleviare il disagio o ridurre lo stress, ma di creare uno spazio di consapevolezza in cui possiamo esplorare i nostri bisogni più autentici. Attraverso questo percorso, guidato da un terapeuta, l’autocura ci consente di affrontare con maggiore chiarezza traumi, ansie e squilibri emotivi, rafforzando la nostra resilienza.
Sono Michele Accettella, psicologo, psicoterapeuta, analista junghiano a Roma. Da oltre 15 anni aiuto le persone a migliorare la qualità delle loro vite attraverso la crescita della personalità.
Il mio lavoro consiste nel creare le migliori condizioni possibili — all’interno della relazione terapeutica — per far emergere e sviluppare al meglio gli aspetti complessi della tua personalità, conquistando con questo una maggiore soddisfazione di vita.
Cosa si intende per autocura: L’autocura, nel contesto della psicoterapia, è molto più di un semplice atto pratico: è un processo di profonda connessione con sé stessi. Non si tratta solo di alleviare il disagio, ma di riconoscere i propri bisogni più autentici e di creare uno spazio sicuro per esplorare le emozioni più profonde.
Possiamo immaginarla come il prendersi cura di una fiamma interiore: alimentarla con attenzione e consapevolezza significa preservare il nostro equilibrio emotivo, proteggendoci dalle tempeste esterne. L’autocura non è egoismo, ma il primo passo verso una relazione più autentica e sana con gli altri e con noi stessi.
In psicoterapia, l’autocura assume una dimensione più ampia e significativa. Il terapeuta guida il paziente a esplorare la propria interiorità, offrendo strumenti pratici e strategie personalizzate. Nello specifico, l’approccio junghiano considera l’autocura come un mezzo per comprendere i processi inconsci, affrontare le parti in ombra di sé stessi e favorire una trasformazione interiore.
Attraverso tecniche come l’analisi dei sogni e l’immaginazione attiva, il paziente è invitato a decifrare i simboli che emergono dall’inconscio. Questi simboli fungono da guida per comprendere le radici del disagio e per sviluppare nuove modalità di prendersi cura di sé stessi.
Un percorso unico: L’autocura non è mai uguale per tutti. Ogni individuo ha i propri bisogni e ritmi, e il ruolo del terapeuta è quello di aiutare il paziente a scoprire ciò che funziona meglio per lui. Questa unicità rende l’autocura non una semplice lista di azioni, ma una vera e propria pratica personale e trasformativa.
Cambiamento personale: L’autocura rappresenta un passaggio cruciale nel processo di crescita interiore. Attraverso l’analisi delle emozioni, i pazienti imparano a identificare i propri bisogni e a trasformarli in azioni consapevoli. Questo processo permette di affrontare conflitti interiori e traumi con maggiore lucidità, favorendo il cambiamento personale.
Non si tratta solo di reagire alle difficoltà, ma di assumere un ruolo attivo nella propria evoluzione emotiva. L’autocura diventa così una forma di empowerment, in cui ogni gesto – dalla gestione del tempo alla cura delle proprie relazioni – contribuisce a creare un equilibrio duraturo e autentico.
La metafora del “seme” rappresenta perfettamente il potenziale umano. Come un seme ha bisogno di nutrimento e attenzione per crescere, così l’autocura fornisce le risorse necessarie affinché il nostro benessere interiore possa germogliare e svilupparsi. Attraverso la pratica dell’autocura, si crea un terreno fertile per affrontare le difficoltà con resilienza e costruire una vita più consapevole e soddisfacente.
Questa immagine simbolica è particolarmente centrale nell’approccio junghiano, che riconosce nel simbolismo una chiave per esplorare le profondità dell’inconscio. Il seme non è solo il punto di partenza, ma rappresenta anche il potenziale per una trasformazione continua: una crescita che non si arresta mai, ma evolve con il tempo e le esperienze.
Ogni piccolo atto di autocura – come dedicare del tempo alla riflessione, ascoltare i propri bisogni o concedersi momenti di pausa – diventa un modo per nutrire questo seme e coltivare un senso di benessere più profondo.
In psicoterapia, l’autocura non è un concetto astratto, ma si traduce in pratiche concrete che aiutano il paziente a sviluppare una connessione più profonda con sé stesso. Tra le tecniche più utilizzate troviamo:
Ogni percorso di autocura è unico, perché ogni individuo ha bisogni, esperienze e ritmi diversi. Il terapeuta ha il compito di guidare il paziente nell’identificazione delle tecniche più adatte al suo percorso, adattandole in base alle sue necessità. Questa personalizzazione garantisce che le strategie adottate siano efficaci e sostenibili nel lungo periodo.
Un esempio: per un paziente che fatica a connettersi con le proprie emozioni, il diario emotivo potrebbe essere una tecnica centrale; per un altro, invece, il focus potrebbe essere sugli esercizi di grounding per ridurre l’ansia e recuperare stabilità. Ogni pratica viene scelta e modellata per sostenere il processo di trasformazione personale.
Elaborare traumi: L’autocura si rivela uno strumento potente per affrontare e trasformare il dolore emotivo. Attraverso il supporto della psicoterapia, i pazienti imparano a riconoscere e dare un nome ai propri traumi, ansie e conflitti interiori. Questo processo non si limita a gestire i sintomi, ma mira a una comprensione profonda delle cause, aprendo la strada a una guarigione autentica.
Elaborare il dolore significa anche accettarlo come parte integrante del proprio percorso. La psicoterapia aiuta i pazienti a vedere il disagio non come un ostacolo insormontabile, ma come una porta verso una maggiore consapevolezza e crescita personale. In questo senso, l’autocura agisce come un ponte tra il passato, che spesso ci trattiene, e il presente, in cui possiamo costruire un equilibrio nuovo e più solido.
Il percorso terapeutico non riguarda solo il superamento del dolore, ma anche la riscoperta del proprio potenziale. Ogni individuo possiede risorse interiori spesso dimenticate o oscurate dai traumi e dalle difficoltà della vita. L’autocura, combinata con il lavoro terapeutico, permette di riportare alla luce queste risorse, trasformandole in strumenti per affrontare le sfide future.
Riscoprire il proprio valore significa riconoscere la propria unicità e accettare il fatto che ogni persona ha il diritto di prendersi cura di sé stessa. Questo processo non solo rafforza l’autostima, ma offre anche una nuova prospettiva sulla vita, aprendo le porte a relazioni più autentiche e a un senso di appagamento più profondo.
Attraverso tecniche come il lavoro con i sogni e l’immaginazione attiva, il paziente può esplorare la propria interiorità e scoprire significati personali che lo aiutano a costruire una narrativa positiva della propria esistenza. Ogni passo compiuto nell’autocura diventa un gesto di amore verso sé stessi e un investimento nel proprio benessere futuro.
Nel percorso verso un’autocura consapevole, il ruolo del terapeuta è fondamentale. Non si limita a fornire soluzioni pratiche, ma crea uno spazio sicuro e non giudicante dove il paziente può esplorare i propri bisogni, desideri e vulnerabilità. Attraverso il dialogo terapeutico, il paziente è guidato a sviluppare strategie di autocura che siano realistiche e adatte alla propria vita quotidiana.
Il terapeuta funge da guida per aiutare il paziente a tradurre la consapevolezza in azione. Questo significa lavorare insieme per identificare i comportamenti disfunzionali, sostituirli con abitudini più sane e coltivare una maggiore connessione con sé stessi. È un processo che richiede tempo, pazienza e un supporto costante, ma che porta a una trasformazione duratura e significativa.
Nonostante i benefici evidenti dell’autocura, molte persone incontrano resistenze interne che possono ostacolare il percorso terapeutico. Il terapeuta ha un ruolo essenziale nell’aiutare il paziente a riconoscere e affrontare questi blocchi, tra cui:
Affrontare queste resistenze è un aspetto cruciale della psicoterapia. Ogni ostacolo superato diventa un’opportunità per il paziente di rafforzare la propria resilienza e sviluppare una relazione più sana con sé stesso e con il proprio benessere.
L’autocura è molto più di un insieme di gesti o abitudini: è un viaggio continuo verso la riscoperta di sé stessi. Prendersi cura di sé significa costruire uno spazio interiore in cui affrontare le sfide quotidiane con resilienza, trovando equilibrio e forza emotiva. Questo percorso ci invita a connetterci ai nostri bisogni più autentici e a riconoscere che ogni atto di cura, per quanto piccolo, contribuisce a migliorare il nostro benessere complessivo.
La psicoterapia offre un’opportunità unica per integrare l’autocura in modo consapevole e profondo. Attraverso il supporto del terapeuta, è possibile trasformare il disagio in consapevolezza e trovare strumenti pratici per affrontare traumi, ansie e difficoltà relazionali. Questo processo permette di sviluppare una relazione più autentica e compassionevole con sé stessi, che diventa la base per un futuro più sereno e soddisfacente.
Prendersi cura di sé non è un lusso, ma un atto di amore verso la propria vita. Che si tratti di piccoli passi o di grandi cambiamenti, ogni gesto compiuto per il proprio benessere è un investimento prezioso per il presente e il futuro. La psicoterapia può essere il luogo dove tutto questo inizia, un punto di partenza per riscoprire la propria forza interiore e vivere una vita più consapevole e appagante.
Michele Accettella
Sono psicoterapeuta abilitato all’esercizio permanente dall’Ordine degli Psicologi del Lazio.
In oltre 15 anni ho accumulato più di 15.000 ore di lavoro in ambito clinico, come psicologo e come psicoterapeuta.
Per diventare analista junghiano, per oltre 5 anni, sono stato anch’io in terapia, poiché per conoscere l’altro è necessaria una conoscenza approfondita di sé.
L’attenzione al lavoro clinico, ancora oggi, viene periodicamente rinnovata negli incontri riservati di supervisione che svolgo presso il “CIPA – Centro Italiano di Psicologia Analitica“: un’associazione che da oltre 50 anni cura la formazione degli psicoterapeuti junghiani in Italia, di cui sono “Membro del Comitato Direttivo Nazionale”.
Sono Psicologo Analista abilitato alla docenza, alle analisi di formazione e alle supervisioni presso la “Scuola di Specializzazione in Psicoterapia” del CIPA riconosciuta dal MUR.
Dal 2021 al 2025 sono eletto Segretario scientifico e Direttore della Scuola di psicoterapia dell’Istituto di Roma del CIPA.
Dal 2019 sono stato iscritto nell’Albo dei docenti esterni di 1° Livello – Area C di Roma Capitale.
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