17 febbraio 2025 | MICHELE ACCETTELLA

La pratica dell’autocura in psicoterapia: Riscoprire sé stessi attraverso il benessere

La pratica dell’autocura in psicoterapia: Riscoprire sé stessi attraverso il benessere 

Autocura: il primo passo verso il cambiamento

Prendersi cura di sé stessi è come coltivare un giardino interiore: ogni gesto di attenzione e ascolto nutre il nostro equilibrio emotivo e psicologico, permettendo alla nostra forza interiore di crescere e trasformarsi. L’autocura, nel contesto della psicoterapia, diventa un atto di trasformazione profonda, che aiuta a riconoscere le proprie emozioni, affrontare i conflitti interiori e riscoprire il proprio valore. 

Non si tratta solo di alleviare il disagio o ridurre lo stress, ma di creare uno spazio di consapevolezza in cui possiamo esplorare i nostri bisogni più autentici. Attraverso questo percorso, guidato da un terapeuta, l’autocura ci consente di affrontare con maggiore chiarezza traumi, ansie e squilibri emotivi, rafforzando la nostra resilienza. 

  • L’autocura è uno strumento potente per costruire un equilibrio emotivo duraturo, affrontare le difficoltà con maggiore serenità e accedere a una versione più autentica di sé stessi. 

Sono Michele Accettella, psicologo, psicoterapeuta, analista junghiano a Roma. Da oltre 15 anni aiuto le persone a migliorare la qualità delle loro vite attraverso la crescita della personalità.
Il mio lavoro consiste nel creare le migliori condizioni possibili — all’interno della relazione terapeutica — per far emergere e sviluppare al meglio gli aspetti complessi della tua personalità,  conquistando con questo una maggiore soddisfazione di vita.

Il ruolo centrale dell’autocura nel percorso terapeutico

Definizione e significato

Cosa si intende per autocura: L’autocura, nel contesto della psicoterapia, è molto più di un semplice atto pratico: è un processo di profonda connessione con sé stessi. Non si tratta solo di alleviare il disagio, ma di riconoscere i propri bisogni più autentici e di creare uno spazio sicuro per esplorare le emozioni più profonde. 

Possiamo immaginarla come il prendersi cura di una fiamma interiore: alimentarla con attenzione e consapevolezza significa preservare il nostro equilibrio emotivo, proteggendoci dalle tempeste esterne. L’autocura non è egoismo, ma il primo passo verso una relazione più autentica e sana con gli altri e con noi stessi. 

La prospettiva terapeutica

In psicoterapia, l’autocura assume una dimensione più ampia e significativa. Il terapeuta guida il paziente a esplorare la propria interiorità, offrendo strumenti pratici e strategie personalizzate. Nello specifico, l’approccio junghiano considera l’autocura come un mezzo per comprendere i processi inconsci, affrontare le parti in ombra di sé stessi e favorire una trasformazione interiore. 

Attraverso tecniche come l’analisi dei sogni e l’immaginazione attiva, il paziente è invitato a decifrare i simboli che emergono dall’inconscio. Questi simboli fungono da guida per comprendere le radici del disagio e per sviluppare nuove modalità di prendersi cura di sé stessi. 

Un percorso unico: L’autocura non è mai uguale per tutti. Ogni individuo ha i propri bisogni e ritmi, e il ruolo del terapeuta è quello di aiutare il paziente a scoprire ciò che funziona meglio per lui. Questa unicità rende l’autocura non una semplice lista di azioni, ma una vera e propria pratica personale e trasformativa. 

L’autocura come pratica trasformativa

Il processo di trasformazione

Cambiamento personale: L’autocura rappresenta un passaggio cruciale nel processo di crescita interiore. Attraverso l’analisi delle emozioni, i pazienti imparano a identificare i propri bisogni e a trasformarli in azioni consapevoli. Questo processo permette di affrontare conflitti interiori e traumi con maggiore lucidità, favorendo il cambiamento personale. 

Non si tratta solo di reagire alle difficoltà, ma di assumere un ruolo attivo nella propria evoluzione emotiva. L’autocura diventa così una forma di empowerment, in cui ogni gesto – dalla gestione del tempo alla cura delle proprie relazioni – contribuisce a creare un equilibrio duraturo e autentico. 

Metafore e simbolismo

La metafora del “seme” rappresenta perfettamente il potenziale umano. Come un seme ha bisogno di nutrimento e attenzione per crescere, così l’autocura fornisce le risorse necessarie affinché il nostro benessere interiore possa germogliare e svilupparsi. Attraverso la pratica dell’autocura, si crea un terreno fertile per affrontare le difficoltà con resilienza e costruire una vita più consapevole e soddisfacente. 

Questa immagine simbolica è particolarmente centrale nell’approccio junghiano, che riconosce nel simbolismo una chiave per esplorare le profondità dell’inconscio. Il seme non è solo il punto di partenza, ma rappresenta anche il potenziale per una trasformazione continua: una crescita che non si arresta mai, ma evolve con il tempo e le esperienze. 

Ogni piccolo atto di autocura – come dedicare del tempo alla riflessione, ascoltare i propri bisogni o concedersi momenti di pausa – diventa un modo per nutrire questo seme e coltivare un senso di benessere più profondo. 

Strategie pratiche per coltivare l’autocura in terapia

Tecniche utilizzate

In psicoterapia, l’autocura non è un concetto astratto, ma si traduce in pratiche concrete che aiutano il paziente a sviluppare una connessione più profonda con sé stesso. Tra le tecniche più utilizzate troviamo: 

  • Lavoro con i sogni: Attraverso l’analisi dei sogni, il paziente può esplorare il proprio inconscio e identificare bisogni emotivi nascosti. I sogni diventano uno strumento per comprendere i conflitti interiori e trovare risposte autentiche. 
  • Diario emotivo: Scrivere regolarmente pensieri e sentimenti consente al paziente di prendere consapevolezza delle proprie emozioni e di individuare modelli ricorrenti che potrebbero influenzare il suo benessere psicologico. 
  • Esercizi di mindfulness e grounding: Queste pratiche aiutano a radicarsi nel momento presente, riducendo ansia e stress. Il paziente impara a focalizzarsi su ciò che accade qui e ora, ritrovando un senso di calma e stabilità. 
  • Stesura di confini emotivi: Imparare a dire di no e a stabilire confini sani è fondamentale per proteggere il proprio spazio personale e favorire relazioni equilibrate. 

Personalizzazione del percorso

Ogni percorso di autocura è unico, perché ogni individuo ha bisogni, esperienze e ritmi diversi. Il terapeuta ha il compito di guidare il paziente nell’identificazione delle tecniche più adatte al suo percorso, adattandole in base alle sue necessità. Questa personalizzazione garantisce che le strategie adottate siano efficaci e sostenibili nel lungo periodo. 

Un esempio: per un paziente che fatica a connettersi con le proprie emozioni, il diario emotivo potrebbe essere una tecnica centrale; per un altro, invece, il focus potrebbe essere sugli esercizi di grounding per ridurre l’ansia e recuperare stabilità. Ogni pratica viene scelta e modellata per sostenere il processo di trasformazione personale. 

Dal disagio emotivo alla riscoperta del proprio valore

Dal dolore alla consapevolezza

Elaborare traumi: L’autocura si rivela uno strumento potente per affrontare e trasformare il dolore emotivo. Attraverso il supporto della psicoterapia, i pazienti imparano a riconoscere e dare un nome ai propri traumi, ansie e conflitti interiori. Questo processo non si limita a gestire i sintomi, ma mira a una comprensione profonda delle cause, aprendo la strada a una guarigione autentica. 

Elaborare il dolore significa anche accettarlo come parte integrante del proprio percorso. La psicoterapia aiuta i pazienti a vedere il disagio non come un ostacolo insormontabile, ma come una porta verso una maggiore consapevolezza e crescita personale. In questo senso, l’autocura agisce come un ponte tra il passato, che spesso ci trattiene, e il presente, in cui possiamo costruire un equilibrio nuovo e più solido. 

Risorse interiori

Il percorso terapeutico non riguarda solo il superamento del dolore, ma anche la riscoperta del proprio potenziale. Ogni individuo possiede risorse interiori spesso dimenticate o oscurate dai traumi e dalle difficoltà della vita. L’autocura, combinata con il lavoro terapeutico, permette di riportare alla luce queste risorse, trasformandole in strumenti per affrontare le sfide future. 

Riscoprire il proprio valore significa riconoscere la propria unicità e accettare il fatto che ogni persona ha il diritto di prendersi cura di sé stessa. Questo processo non solo rafforza l’autostima, ma offre anche una nuova prospettiva sulla vita, aprendo le porte a relazioni più autentiche e a un senso di appagamento più profondo. 

Attraverso tecniche come il lavoro con i sogni e l’immaginazione attiva, il paziente può esplorare la propria interiorità e scoprire significati personali che lo aiutano a costruire una narrativa positiva della propria esistenza. Ogni passo compiuto nell’autocura diventa un gesto di amore verso sé stessi e un investimento nel proprio benessere futuro. 

Il terapeuta come guida nell’autocura

Un supporto indispensabile

Nel percorso verso un’autocura consapevole, il ruolo del terapeuta è fondamentale. Non si limita a fornire soluzioni pratiche, ma crea uno spazio sicuro e non giudicante dove il paziente può esplorare i propri bisogni, desideri e vulnerabilità. Attraverso il dialogo terapeutico, il paziente è guidato a sviluppare strategie di autocura che siano realistiche e adatte alla propria vita quotidiana. 

Il terapeuta funge da guida per aiutare il paziente a tradurre la consapevolezza in azione. Questo significa lavorare insieme per identificare i comportamenti disfunzionali, sostituirli con abitudini più sane e coltivare una maggiore connessione con sé stessi. È un processo che richiede tempo, pazienza e un supporto costante, ma che porta a una trasformazione duratura e significativa. 

Affrontare le resistenze

Nonostante i benefici evidenti dell’autocura, molte persone incontrano resistenze interne che possono ostacolare il percorso terapeutico. Il terapeuta ha un ruolo essenziale nell’aiutare il paziente a riconoscere e affrontare questi blocchi, tra cui: 

  • Senso di colpa: Alcuni pazienti vedono l’autocura come un atto egoistico, sentendosi in colpa per mettere i propri bisogni al primo posto. Il terapeuta aiuta a ridefinire l’autocura come un gesto di amore verso sé stessi, necessario per sostenere anche le relazioni con gli altri. 
  • Autocritica eccessiva: La voce interiore negativa può sabotare gli sforzi di autocura, portando il paziente a sentirsi indegno di benessere. Il terapeuta lavora per sostituire l’autocritica con un dialogo interno più compassionevole e incoraggiante. 
  • Mancanza di tempo e priorità: In una vita frenetica, trovare il tempo per l’autocura può sembrare impossibile. Il terapeuta guida il paziente nella riprogrammazione delle priorità, dimostrando come anche piccoli gesti quotidiani possano fare una grande differenza. 

Affrontare queste resistenze è un aspetto cruciale della psicoterapia. Ogni ostacolo superato diventa un’opportunità per il paziente di rafforzare la propria resilienza e sviluppare una relazione più sana con sé stesso e con il proprio benessere. 

Riflessioni finali: coltivare l’autocura come percorso di vita

L’autocura è molto più di un insieme di gesti o abitudini: è un viaggio continuo verso la riscoperta di sé stessi. Prendersi cura di sé significa costruire uno spazio interiore in cui affrontare le sfide quotidiane con resilienza, trovando equilibrio e forza emotiva. Questo percorso ci invita a connetterci ai nostri bisogni più autentici e a riconoscere che ogni atto di cura, per quanto piccolo, contribuisce a migliorare il nostro benessere complessivo. 

La psicoterapia offre un’opportunità unica per integrare l’autocura in modo consapevole e profondo. Attraverso il supporto del terapeuta, è possibile trasformare il disagio in consapevolezza e trovare strumenti pratici per affrontare traumi, ansie e difficoltà relazionali. Questo processo permette di sviluppare una relazione più autentica e compassionevole con sé stessi, che diventa la base per un futuro più sereno e soddisfacente. 

Prendersi cura di sé non è un lusso, ma un atto di amore verso la propria vita. Che si tratti di piccoli passi o di grandi cambiamenti, ogni gesto compiuto per il proprio benessere è un investimento prezioso per il presente e il futuro. La psicoterapia può essere il luogo dove tutto questo inizia, un punto di partenza per riscoprire la propria forza interiore e vivere una vita più consapevole e appagante. 

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Michele Accettella_psicologo_psicoterapeuta Roma

Michele Accettella

Sono psicoterapeuta abilitato all’esercizio permanente dall’Ordine degli Psicologi del Lazio.
In oltre 15 anni ho accumulato più di 15.000 ore di lavoro in ambito clinico, come psicologo e come psicoterapeuta.

Per diventare analista junghiano, per oltre 5 anni, sono stato anch’io in terapia, poiché per conoscere l’altro è necessaria una conoscenza approfondita di sé.

L’attenzione al lavoro clinico, ancora oggi, viene periodicamente rinnovata negli incontri riservati di supervisione che svolgo presso il “CIPA – Centro Italiano di Psicologia Analitica“: un’associazione che da oltre 50 anni cura la formazione degli psicoterapeuti junghiani in Italia, di cui sono “Membro del Comitato Direttivo Nazionale”.
Sono Psicologo Analista abilitato alla docenza, alle analisi di formazione e alle supervisioni presso la “Scuola di Specializzazione in Psicoterapia” del CIPA riconosciuta dal MUR.

Dal 2021 al 2025 sono eletto Segretario scientifico e Direttore della Scuola di psicoterapia dell’Istituto di Roma del CIPA. 
Dal 2019 sono stato iscritto nell’Albo dei docenti esterni di 1° Livello – Area C di Roma Capitale.

Eventi cui ho partecipato come relatore, moderatore o discussant:

  • Master “La realtà dell’inconscio. Come l’inconscio muove la nostra vita” AIRP, 16 marzo 2024, Livorno
  • Laboratorio di formazione a cura della Rivista di Psicologia Analitica: Anoressia dell’Anima e Bulimia delle cose, 11 febbraio 2023, Chiesa Valdese, Roma
  • Inaugurazione Anno Scientifco 2023 – CIPA, 14 gennaio 2023, Roma
  • Inaugurazione Anno Scientifco 2022 – CIPA, 22 gennaio 2022, Roma
  • Introduzione alla presentazione del docufilm “Fellini e l’Ombra” di Catherine McGilvray, Cinema Farnese, 20 gennaio 2022, Roma
  • Tavola Rotonda “CIPA – Centro Italiano di Psicologia Analitica”, 5 dicembre 2020, Roma
  • Seminario Residenziale CIPA, 25-27 ottobre 2019, Terme di Stigliano
  • Journal Club CIPA, 2 ottobre 2019 riflessioni volume rivista Atque, Roma

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