Perché la psicoterapia analitica è efficace per i disturbi alimentari
La psicoterapia analitica esplora le cause più profonde dei comportamenti alimentari disfunzionali, immergendosi nei conflitti inconsci che possono contribuire allo sviluppo di disturbi alimentari come l’anoressia e la bulimia. Questo approccio non si limita ai sintomi, ma indaga le dinamiche psicologiche alla base, portando alla luce emozioni, bisogni e pensieri radicati che influenzano il rapporto con l’alimentazione e il corpo.
Molti comportamenti alimentari sono influenzati da dinamiche inconsce legate al controllo, al desiderio di protezione o alla gestione di emozioni intense. Attraverso la terapia, i pazienti apprendono a riconoscere questi elementi nascosti che plasmano la relazione con il cibo, permettendo loro di osservare come simboli di esigenze interiori. In questo modo, la psicoterapia diventa un processo di esplorazione e trasformazione profonda.
Sono Michele Accettella, psicologo, psicoterapeuta, analista junghiano a Roma. Da oltre 15 anni aiuto le persone a migliorare la qualità delle loro vite attraverso la crescita della personalità.
Il mio lavoro consiste nel creare le migliori condizioni possibili — all’interno della relazione terapeutica — per far emergere e sviluppare al meglio gli aspetti complessi della tua personalità, conquistando con questo una maggiore soddisfazione di vita.
In psicoterapia analitica, il cibo e il corpo assumono significati simbolici che rispecchiano i conflitti interiori. La fame o la restrizione alimentare, ad esempio, possono indicare un bisogno di colmare un vuoto emotivo o una ricerca di sicurezza, mentre l’immagine corporea spesso riflette la lotta per l’accettazione di sé.
Il terapeuta aiuta il paziente a decifrare questi simboli, collegando i comportamenti alimentari a emozioni e pensieri specifici. In questo modo, il cibo diventa un mezzo per esplorare e comprendere aspetti del sé e della propria interiorità, favorendo un rapporto più consapevole e sereno con l’alimentazione e il corpo, fondato su una maggiore comprensione.
Nella psicoterapia junghiana, i sogni sono porte d’accesso al mondo inconscio, offrendo simboli che riflettono bisogni, paure e conflitti interiori. Per chi soffre di disturbi alimentari, i sogni possono rivelare quali emozioni o esperienze irrisolte influenzino il rapporto con il cibo e il corpo.
Il terapeuta collabora con il paziente per interpretare i sogni, traducendo immagini e situazioni oniriche come metafore delle sfide interiori. Ad esempio, sognare di rifiutare o cercare ossessivamente del cibo può rappresentare il bisogno di controllo o una carenza emotiva. Grazie all’interpretazione di questi simboli, il paziente riconosce i meccanismi inconsci che alimentano il disturbo e inizia a liberarsene.
In psicoterapia analitica, il cibo e il corpo assumono significati simbolici che trascendono il loro valore materiale. Il rapporto con il cibo può riflettere, ad esempio, un desiderio di controllo o un tentativo di gestire emozioni intense, mentre l’immagine corporea può rappresentare una lotta con l’accettazione di sé. Per chi soffre di anoressia o bulimia, questi simboli rivelano conflitti interiori profondi.
Durante la terapia, il paziente esplora i simboli del cibo e del corpo per comprendere meglio il disagio interiore. Questo processo di decodifica permette al paziente di riconoscere la propria sofferenza e aprirsi a una nuova prospettiva, fondata su accettazione e comprensione di sé.
Disturbi alimentari come l’anoressia e la bulimia sono spesso legati a conflitti profondi legati all’identità e al bisogno di controllo. La psicoterapia analitica interpreta questi comportamenti come tentativi di definire e affermare un’immagine di sé, soprattutto quando ci si sente sopraffatti da pressioni esterne. La restrizione alimentare e il controllo ossessivo del peso possono diventare un modo per compensare la sensazione di inadeguatezza o bassa autostima.
Il terapeuta aiuta il paziente a esplorare le motivazioni profonde legate a questi bisogni di controllo, lavorando per costruire un’immagine di sé più solida e autentica. Superando il bisogno di controllo estremo, il paziente può gradualmente costruire una relazione più equilibrata con il proprio corpo e l’alimentazione.
L’immagine corporea spesso rappresenta un riflesso della propria percezione di sé e delle proprie relazioni. In psicoterapia analitica, il corpo è visto come un simbolo dei conflitti interiori e delle tensioni relazionali. La percezione negativa del proprio aspetto può derivare da esperienze di rifiuto, giudizio o pressioni sociali, riflettendo un conflitto tra il Sé autentico e l’immagine che si vuole mostrare.
La terapia aiuta il paziente a decodificare il significato attribuito al corpo e a riconoscere come le relazioni abbiano influenzato questa percezione. Il processo di accettazione del corpo diventa un cammino di riconciliazione con il Sé e con gli altri, fondato sull’autenticità e sul rispetto reciproco.
Un obiettivo chiave della psicoterapia analitica per i disturbi alimentari è supportare il paziente nella scoperta e nell’accettazione delle parti nascoste del proprio Sé. Questi aspetti, spesso trascurati o repressi, influenzano il comportamento alimentare e la percezione del corpo. La terapia aiuta il paziente a esplorare e integrare queste parti, facilitando un processo di accettazione che porta a un equilibrio interiore maggiore.
Guidato dal terapeuta, il paziente riconosce i propri bisogni e desideri autentici, scoprendo la forza che deriva dall’abbracciare le proprie vulnerabilità. Questa integrazione favorisce una relazione più sana con il corpo e con l’alimentazione, trasformando la percezione di sé e il modo di vivere.
La guarigione dai disturbi alimentari va oltre la cessazione dei comportamenti disfunzionali e implica la scoperta di una nuova identità personale. La psicoterapia analitica permette al paziente di esplorare una nuova immagine di sé, allineata al proprio essere autentico e non alle aspettative sociali. Questo processo include l’accettazione delle imperfezioni e la consapevolezza che il valore personale non è riducibile all’aspetto fisico.
Nel corso del trattamento, il paziente sviluppa una visione di sé più positiva e realistica. L’accettazione e la scoperta di una nuova identità permettono al paziente di vivere con maggiore serenità e libertà, liberandosi gradualmente dal peso delle aspettative. La terapia analitica diventa così un cammino di guarigione e di crescita personale.
Affrontare i disturbi alimentari attraverso la psicoterapia analitica è un percorso complesso ma profondamente trasformativo. La terapia guida il paziente in un processo di scoperta interiore, portandolo a esplorare emozioni, conflitti e simboli inconsci legati al cibo e al corpo. p>Questo viaggio di consapevolezza permette di comprendere le radici profonde del disturbo, portando alla luce risorse interne fondamentali per la guarigione e la costruzione di una nuova identità.
La guida del terapeuta è essenziale per accompagnare il paziente nell’affrontare paure e nel riconoscere le proprie capacità di resilienza. Ogni passo nella terapia analitica contribuisce a sviluppare una maggiore autoconsapevolezza e una connessione autentica con sé stessi, riducendo la dipendenza dalle aspettative esterne e favorendo un equilibrio interiore duraturo.
Per approfondire come la psicoterapia possa facilitare il cambiamento e la comprensione dei disturbi alimentari, puoi consultare il nostro articolo approfondito sui percorsi terapeutici per anoressia e bulimia, che esplora ulteriormente le metodologie e le strategie di intervento.
Michele Accettella
Sono psicoterapeuta abilitato all’esercizio permanente dall’Ordine degli Psicologi del Lazio.
In oltre 15 anni ho accumulato più di 15.000 ore di lavoro in ambito clinico, come psicologo e come psicoterapeuta.
Per diventare analista junghiano, per oltre 5 anni, sono stato anch’io in terapia, poiché per conoscere l’altro è necessaria una conoscenza approfondita di sé.
L’attenzione al lavoro clinico, ancora oggi, viene periodicamente rinnovata negli incontri riservati di supervisione che svolgo presso il “CIPA – Centro Italiano di Psicologia Analitica“: un’associazione che da oltre 50 anni cura la formazione degli psicoterapeuti junghiani in Italia, di cui sono “Membro del Comitato Direttivo Nazionale”.
Sono Psicologo Analista abilitato alla docenza, alle analisi di formazione e alle supervisioni presso la “Scuola di Specializzazione in Psicoterapia” del CIPA riconosciuta dal MUR.
Dal 2021 al 2025 sono eletto Segretario scientifico e Direttore della Scuola di psicoterapia dell’Istituto di Roma del CIPA.
Dal 2019 sono stato iscritto nell’Albo dei docenti esterni di 1° Livello – Area C di Roma Capitale.
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