6 aprile 2018 | MICHELE ACCETTELLA

Qual è il significato dei sogni? Analisi e interpretazione dell'attività onirica

Qual è il significato dei sogni

Ciò che il sogno rivela è l'ombra della saggezza esistente nell'uomo, anche se durante la veglia egli non ne ha coscienza.

L’uomo sogna da sempre e da sempre ha assegnato ai sogni un ruolo importante per dare significato alla vita. 

Ma i sogni significano davvero qualcosa? O sono soltanto dei residui della vita diurna? 

Si è spesso sostenuto che i sogni hanno a che fare con il passato con qualche memoria dolorosa rimossa. 

Oggi sappiamo che i contenuti dei sogni hanno a che fare con ciò che ci accade emotivamente nel nostro presente. 

Nel sogno facciamo esperienza di quello che ci tocca davvero in maniera profonda. 

In questo senso, prestare attenzione ai sogni significa accompagnare il naturale processo di elaborazione delle nostre esperienze di vita e di coglierne il senso. 

Soprattutto quando abbiamo a che fare con esperienze dolorose.

Era il 1977 quando John Allan Hobson, professore emerito ad Harvard pubblicò un articolo sull’American Journal of Psychiatry dal titolo The Neurobiological Origins of Psychoanalytic Dream Theory (L’origine neurobiologica della teoria psicoanalitica sul sogno) nel quale sosteneva in parole povere che il sogno non serve a nulla!

Secondo Hobson il sogno sarebbe il risultato di un errore di giudizio del nostro funzionamento cerebrale.

Mentre sogniamo il nostro cervello si trova a dover gestire tutta una serie di autostimolazioni e agisce come fa di solito: fa una sintesi sensata di quanto accade.

Il sogno se ha una forma sensata a volte è solo perché, come nella veglia, si affida alle memorie che abbiamo, alle conoscenze abituali che usiamo di solito per decifrare il mondo.

Il sogno allora, riflette il particolare stato emotivo che vive il sognatore e si organizza secondo i canoni tratti dalla sua cultura di appartenenza.

Tobie Nathan, antropologo e psicoanalista francese, rispetto alla posizione di Hobson, in un libro dedicato a Una nuova interpretazione dei sogni afferma che:

«La posizione estrema difesa da Hobson, che ha il merito di tener conto dei risultati delle ricerche moderne, resterà come il grado zero della nostra interpretazione dei sogni.

Perché, ogni volta che ci azzarderemo a interpretare un sogno, dovremo simultaneamente domandarci se non sarebbe invece opportuno non prestarvi attenzione. 

Ci chiederemo, cioè, se l’interpretazione è davvero più conveniente della sua assenza

Allora la domanda nasce spontanea:

i sogni servono davvero a qualcosa oppure no?

Questa è la domanda che ci accompagnerà fino alla fine di questo articolo.

Cercheremo di capire a che punto stanno le ricerche sul sogno e se a qualche livello è utile considerare i sogni come elementi psichici degni di nota.

Sono Michele Accettella, psicologo, psicoterapeuta, analista junghiano a Roma. Da oltre 15 anni aiuto le persone a migliorare la qualità delle loro vite attraverso la crescita della personalità. Il mio lavoro consiste nel creare le migliori condizioni possibili — all’interno della relazione terapeutica — affinché possano svilupparsi al meglio i vari aspetti della tua personalità e conquistare con questo una maggiore soddisfazione di vita.

Introduzione: che cos'è un sogno?

Nella mia esperienza clinica — forse è bene dirlo sin da subito — l’attenzione rivolta ai sogni è sempre stata di fondamentale importanza.

Mi sento di dire che per esperienza personale e per esperienza professionale il sogno è sempre stato un utile strumento al servizio di quanto viene fatto in psicoterapia. 

Inevitabilemnte questa cosa risponde già in parte alla domanda se i sogni servono a qualcosa oppure no. 

Ma può essere utile capire in che modo questa cosa acquista un senso valido e pertinente nel mio lavoro. 

Quando conosco per la prima volta un nuovo paziente propongo io stesso di prestare attenzione ai propri sogni e, per quanto possibile, di annotarli subito dopo il risveglio.

Si tratta di un accorgimento utile per conservare una traccia di quanto sognato e portare, durante gli incontri poi, l’attenzione su certi contenuti o un certo di esperienza che possano essere utili per il tipo di lavoro di riflessione che si vuole fare.

Partiamo allora dagli elementi basilari. 

Il sogno è la testimonianza dell’attività mentale durante il sonno!

Dormire è un atto che prevede la successione di 4-5 serie di periodi di 90-100 minuti che finiscono con un particolare stadio del sonno dove avvengono generalmente i sogni.

Il sonno inizia con: 

  1. una temperatura corporea di 27° C (un millimetro sotto la pelle);

  2. rallentamento del ritmo cardiaco;

  3. onde elettroencefalografiche specifiche;

  4. possibili visioni che accompagnano l’addormentamento (dette visioni ipnagogiche o effervescenze).


Sappiamo ormai da decenni che i sogni si manifestano in maniera programmatica circa ogni 90-100 minuti durante il sonno,
 durante la fase del cosiddetto sonno paradosso (meglio conosciuto come sonno REM).

Più recentemente sappiamo pure che i sogni si manifestano anche durante le altre fasi del sonno non-REM anche se in maniera ridotta. 

In linea di massima possiamo dire che passiamo un quinto del tempo del nostro sonno a sognare

Questo significa che nell’arco di una vita intera passiamo 50.000 ore a sognare!

Il sonno REM è una particolare fase del sonno caratterizzata da:

  1. una totale scomparsa del tono muscolare;
  2. accelerazione del battito cardiaco e del ritmo respiratorio;
  3. attività cerebrale intensa;
  4. movimenti oculari rapidi;
  5. eccitazione (erezione del pene nei maschi ed erezione clitoridea o dilatazione della vagina nelle femmine);
  6. alterazione ormonale;
  7. comparsa dei sogni.

Il sogno sicuramente è un fenomeno strettamente personale e, secondo quando sostenuto da Stefan Klein, divulgatore scientifico tedesco, nel suo libro dedicato a I sogni. Viaggio nella nostra realtà interiorenoi siamo quel che sogniamo.

Alcuni dati sono utili e interessanti da considerare dall’indagine di Stefan Klein rispetto alla natura dei sogni:

  1. anche le persone cieche dalla nascita sognano in immagini: non si tratta allora, di sognare cose osservate nella nostra esperienza diurna, ma di sognare immagini già presenti nella nostra mente per via dell’immaginazione (noi non percepiamo mai direttamente la realtà così com’è, ma la ri-costruiamo continuamente a partire dalle esperienze passate);

  2. i sogni sono molto di più di un riflesso distorto della vita vissuta durante il giorno;

  3. raramente si sognano i profumi;

  4. le parti inconsapevoli della nostra personalità non sono semplici cumuli di desideri non riconosciuti, ma sono primariamente routine di azioni automatiche e non sentimenti rimossi;
  5. i sogni danno informazioni sulle nostre emozioni, quello che ci tocca davvero nel profondo;
  6. il cervello che dorme percorre altre vie ed è soggetto ad altre leggi rispetto a quelle del giorno: pertanto per capire il percorso di un sogno bisogna seguire strade diverse da quelle che useremo abitualmente per capire qualcosa di giorno;
  7. i sogni hanno un significato che possiamo riconoscere solo in una visione d’insieme;
  8. i sogni possono aiutarci a espandere le nostre facoltà ma anche a modificare il nostro carattere;
  9. il cervello reagisce nel sonno agli stimoli emozionali che deve elaborare, per cui i sogni potrebbero essere considerati come delle sedute terapeutiche;
  10. in quanto terapia naturale i sogni ci aiutano a elaborare le esperienze dolorose, aiutandoci a capire meglio la nostra vita interiore.

I sogni però, non rimandano solo al passato. Una delle nuove idee sorprendenti è che i sogni ci aiutano a padroneggiare il futuro. Noi impariamo letteralmente mentre dormiamo. La nostra personalità continua sempre a svilupparsi di notte. Perciò i nostri sogni ci mostrano non solo chi siamo, ma anche chi potremmo essere.

In maniera più attuale un articolo sempre di John Allan Hobson, che ha approfondito gli studi sul sogno criticando in maniera sistematica la teoria di Freud sul sogno, considera i contenuti del sogno, nella loro bizzarria, come una sorta di tentativo di dare senso all’attivazione caotica cerebrale durante il sonno e alla disattivazione contestuale dei meccanismi di modulazione. 

In altre parole, per dormire vengono “spenti” alcuni centri cerebrali superiori deputati al controllo e all’organizzazione delle attività orientate alla realtà esterna. 

I centri più arcaici del cervello, legati alle pulsioni relative ai bisogni fondamentali invece, non cessano con l’addormentamento.

Si attiva pertanto un processo caotico di attività cerebrale “fuori controllo” che sarebbe alla base della bizzarria dei sogni.

Il polo pulsionale della mente è relativamente più attivo durante il sonno rispetto alla veglia (il sogno per Hobson sarebbe dunque un’esperienza allucinatoria).

Il sogno — ci dice Hubson — è un’esperienza che vale la pena di riportare, di discutere e interpretare nella misura in cui ci dice qualcosa sulle nostre emozioni e sul modo in cui quelle emozioni influenzano i nostri pensieri e il nostro comportamento.

Allan Hubson parlando con il filosofo Thomas Metzinger, in una intervista contenuta nel libro Il tunnel dell’io. Scienza della mente e mito del soggetto, ci dice espressamente che i sogni non nascondono nulla;

non trasformano in maniera simbolica desideri reconditi inconsci, ma sono diretti e aperti, il loro significato è lì, davanti a noi basta prestare attenzione. 

In questo senso l’analisi dei sogni deve seguire un approccio rigorosamente descrittivo:

il materiale onirico da studiare è già di per sé il contenuto del sogno, e ha a che fare con i suoi contenuti emotivi.

I sogni sono azioni immaginarie che si sostituiscono alle azioni reali e ne costituiscono l'aspetto allucinatorio.

Mark Solms, psicoanalista e neuropsicologo, docente di Neuropsicologia presso l’University of Cape Town in Sud Africa, ha approfondito gli studi sul sogno di Hobson arrivando a criticarne le argomentazioni. 

Al di là delle critiche specifiche — che ci interessano fino ad un certo punto — quello che è utile sottolineare dalle ricerche di Solms è che:

  1. i sogni sono stati mentali motivati e significativi rivelatori radicali di quei desideri, bisogni e intenzioni dell’individuo che sono profondamente radicati a livello biologico;

  2. i sogni sono in grado di svelare molto di più riguardo ai desideri di quanto possa rivelare l’attività cognitiva in stato di veglia.


In breve possiamo dire, seguendo le più recenti ricerche neurofisiologiche, che i sogni hanno direttamente a che fare con la vita emotiva che stiamo vivendo in questo preciso momento.

Jaak Paksepp e Lucy Biven grazie alle loro ricerche sui 7 sistemi affettivi di base cotenuti nel loro libro Archeologia della mente. Origini neuroevolutive delle emozioni umane, sostengono che molto probabilmente sognare, così come giocare, ci permette di rintracciare soluzioni a problemi complessi con cui ci si deve confrontare nella vita reale. 

I sogni hanno spesso temi emotivi generali ricorrenti.
 
Si trovano in maniera frequente con una certa regolarità, in ogni parte del mondo e sono principalmente di 4 tipi:

  1. essere inseguiti da qualcuno che vuol farci male;

  2. il sesso;

  3. il cadere dall’alto;

  4. tentare varie volte di fare qualcosa che non ci riesce mai.

Questi temi hanno sostanzialemnte sempre le stesse connotazioni emotive specifiche: la paura, il desiderio, la vergogna, la rabbia.


Ma allora a cosa servono i sogni?

Proviamo a rispondere in maniera esaustiva a questa domanda.  

A che cosa servono i sogni?

Noi sogniamo i nostri problemi, le nostre difficoltà.

Dal punto di vista biologico nessuno è ancora in grado di stabilire esattamente a che cosa serve sognare!

Quello che è stato tentato di dimostrare, a seconda dei diversi modelli teorici, è che:

  1. il sogno svolgerebbe una funzione di pulizia del sistema nervoso;

  2. servirebbe a stimolare la corteccia cerebrale essenziale per lo sviluppo del bambino;

  3. servirebbe a riorganizzare gli schemi del sistema nervoso centrale;

  4. porterebbe al recupero della deprivazione sensoriale del sonno senza sogni dove il funzionamento della corteccia cerebrale è ridotto;

  5. servirebbe a selezionare le informazioni accumualte durante il giorno per memorizzare solo ciò che è necessario;

  6. produrrebbe la scarica di impulsi fisiologici nel bambino e istintuali nell’adulto;

  7. servirebbe a procurare soddisfazione dei desideri;

  8. servirebbe a fornire soluzioni di problemi emotivi per un miglior adattamento alla vita reale.


Diversamente, la funzione psicologica che hanno i sogni consiste in 4 caratteri specifici:

  1. il sogno serve a restaurare la personalità nella sua unicità: il sogno è sempre l’espressione dell’irriducibile specifcità della persona che sogna;

  2. il sogno è un processo che si origina nella notte ma che prosegue per tutta la giornata: si proietta nel tempo futuro per cui il sogno si mescola con la realtà del giorno influenzandola;

  3. il sogno è interattivo: ti mette in contatto con i tuoi elementi costitutivi, con le caratteristiche essenziali attive in quel dato momento sia che siano legati alla tua intimità, sia che siano appartenenti alla tua cultura e alla tue usanze;

  4. il sogno è referenziale: si realizza in modo differente a seconda dell’ambiente culturale e pertanto, per essere interpretato, necessita di una cornice di riferimento che può essere “scientifica”, mitologica, religiosa.


Questo è quanto afferma Tobie Nathan, nel suo libro dedicato a Una nuova interpretazione dei sogni sottolineando il fatto che il sogno ha la capacità di riorganizzare i processi psichici in una nuova strutturazione.

Il sogno agisce in maniera sistematica attraverso un processo creativo:

  1. seleziona gli elementi significativi tra i ricordi, le conoscenze, i concetti;

  2. fonde fra loro questi elementi costruendo scene dinamiche complesse;

  3. a partire dalla composizione che ha prodotto, il sogno produce immagini precise e i contenuti verbali associati.


Il risultato è un dispositivo, il sogno, che pone l’individuo di fronte alla sua più radicale unicità.

Attraverso i sogni noi siamo in grado di conoscere davvero che cosa siamo. Che cosa ci abita in un dato momento. 

E, soprattutto, attraverso il sogno siamo in grado di cogliere che cosa è in movimento dentro di noi per spingerci ad esprimere l’unicità e l’irripetibilità della nostra personalità.

In questo senso, i sogni servono a restaurare la nostra unicità.

Sono convinto che il sogno sia l'esatto contrario della "qualunquizzazione". Se nelle società postmoderne il culto dell'"uomo qualunque" tende a cancellare l'individualità delle persone, la funzione del sogno consiste nel restaurare la persona nella sua unicità.

Il sogno non è mai uguale a sé stesso. 

Anche quando diciamo di fare sogni ricorrenti, il sogno non è mai esattamente identico

Se non altro perché i sogni ricorrenti sono sogni che si manifestano in momenti storici diversi della vita del sognatore.

Il ché allude inevitabilmente a contesti e situazioni contingenti del tutto diversi che fanno di quell’evento onirico qualcosa di sostanzialmente diverso. 

L’immaginazione del sogno apre sempre verso uno scenario nuovo direttamente collegato allo stato attuale del sognatore.

Allo stesso modo il sogno non è mai realmente condivisibile

In parte questa cosa deriva da una considerazione molto semplice che sottolinea la differenza che c’è tra:

  • il sogno sognato;

  • il sogno ricordato

  • il sogno raccontato.


Ricordare o raccontare un sogno esattamente nella maniera in cui si è sognato è una cosa pressocché impossibile. 

Riuscire a ricordare esattamente che cosa si è vissuto durante un sogno, riuscire a ricapitolare non soltanto la storia narrata nel sogno, ma anche tutte le sfumature emotive del sogno è un’operazione impossibile.

Quello che possiamo fare è inevitabilmente accontentarci di una ri-costruzione del sogno. 

Un racconto verosimile, qualcosa di parzialmente aderente alla realtà del sogno sognato.

Come elemento fondamentale dell’immaginazione, il sogno rappresenta la più importante rappresentazione della propria unicità.

Nel sogno quello che si manifesta è il divenire della personalità del sognatore — come afferma egregiamente Michel Foucault nel suo lavoro dedicato a Il sogno.

Sognare non è un altro modo di fare l'esperienza di un altro mondo, ma per il soggetto costituisce l'esperienza più radicale del suo mondo; e se essa è così radicale è perché l'esistenza che lì si annuncia non è ancora mondo. Il sogno si colloca nel punto estremo in cui l'esistenza è ancora il suo mondo e appena oltrepassa l'aurora del risveglio, essa già non lo è più. Ecco perché l'analisi del sogno è decisiva per far luce sui significati fondamentali dell'esistenza.

In questo senso, il sogno serve a definire il tuo stato intimo attuale. 

In breve possiamo dire che noi sogniamo i nostri problemi.

I sogni sarebbero allora, un tentativo di elaborazione naturale delle nostre difficoltà emotive.

Un tentativo di farci assimilare emozioni e cose non ancora elaborate.

Come ha scritto Jung nei suoi Seminari. Analisi dei sognii sogni sono un tentativo di guarigione.

I sogni ci informano su tutte quelle cose che non vanno nel nostro mondo soggettivo; ci informano sulle cose che dovremmo conoscere di noi stessi.

Qui nasce allora, la questione forse più spinosa intorno alla natura dei sogni: la loro interpretazione.

Capire se i sogni sono rivelatori di un insieme di contenuti che possono essere letti o interpretati e fino a che punto questa operazione è utile per migliorare la qualità della tua vita.

Cerchiamo di capirlo insieme.

Qual è il significato dei sogni? La questione dell'interpretazione dei sogni

L'esperienza ci mostra che i sogni si sforzano sempre di esprimere qualcosa che l'io non sa e non capisce.

In un altro articolo dedicato alla domanda Come funziona una psicoterapia? La cura per mezzo della parola ho parlato in maniera approfondita di come funzionano i nostri processi psichici fuori dalla nostra consapevolezza (inconsci).

Un tipico lavoro psicologico di natura inconscia è dato proprio dal sogno.

Questo è quanto sostiene Thomas H. Ogden quando considera il fatto stesso di sognare un elemento fondamentale che segnala al sognatore che è in atto in lui un certo lavoro psicologico utile alla sua crescita psicologica.

«Una persona si rivolge a uno psicoanalista — dice Ogden — perché si trova in uno stato di sofferenza emotiva che non è in grado di definire;

inoltre non è in grado di sognare o è così disturbata da ciò che sta sognando che i sogni vengono interrotti.

Fino a quando è incapace di sognare la sua esperienza emotiva, l’individuo non può cambiare, non può crescere, non può diventare qualcosa di diverso da ciò che è stato.

Il paziente e l’analista si impegnano in un esperimento che ha lo scopo di creare le condizioni nelle quali l’analizzando possa migliorare la sua capacità di sognare i suoi sogni non sognati e interrotti.

Nel suo libro L’arte della psicoanalisi. Sognare sogni non sognatiThomas Ogden sottolinea come i sogni non sognati restano come sacche separate o aspetti della personalità del sognatore che sono chiusi all’esperienza psicologica.

Immaginare non è trovare una soluzione a un problema emotivo; è cambiare i termini del problema.

Detta in altre parole: 

non sognare significa che tutta una serie di vissuti emotivi o parti intere della tua personalità non hanno la possibilità di manifestari alla tua consapevolezza

Sono parti della tua personalità che proprio non conosci, che non sai proprio che esistono! Sono proprio fuori dalla tua consapevolezza.

Si tratta esattamente dell’opposto del sognare. Si tratta proprio di sogni che non possono essere sognati

Frasi del tipo:

So di aver sognato stanotte ma non riesco a ricordare nulla! 

Oppure: Io non li ricordo mai i miei sogni!

Ti fa venire in mente qualcosa di familiare?

Beh, di questo stiamo parlando.

Queste emozioni che non riesci a descrivere o a definire sono sospese

Non hanno tempo, immagine, ricordo, durata. 

È come se non esistessero, ma agiscono magari attraverso il tuo malessere.

Si tratta di elementi grezzi della tua personalità, porzioni elementari dei tuoi vissuti emotivi intimi che non hanno la possibilità di trovare una loro espressione e benché meno di una elaborazione. 

Per questo non possono essere sognati.

Ma che cosa si può fare allora?

Quello che si può fare è coltivare una particolare modalità del pensiero, un modo di intendere le cose, un atteggiamento verso il mondo un po’ diverso dall’abituale.

Ci vogliono quelli che Ogden chiama pensieri onirici.

Si tratta di sviluppare un pensiero immaginale quale forma di apertura all’universo delle tue possibilità.

Ma che cosa vuol dire?

Il sogno, come abbiamo detto prima, si crea in condizioni di passività.

Si forma durante il sonno, quando non siamo coscienti

Origina in una condizione in cui le categorie della coscienza, tempo, spazio e causalità, sono assenti, non sono coinvolte proprio perché dormiamo.

La bizzarria dei sogni deriva proprio da questa condizione naturale del tutto diversa da quella che viviano da svegli durante il giorno.

Per questo allora, la struttura compositiva dei sogni sarà di un’altra natura rispetto a quella della veglia.

Di fatto, nel sogno:

  • il tempo non è lineare oppure non esiste affatto (un secondo può corrispondere ad un tempo lunghissimo);

  • lo spazio non esiste (puoi ritrovarti in luoghi diversi in maniera istantanea);

  • le cose non sempre sono legate razionalmente tra loro (la persona che ami può essere rappresentata nel sogno come pericolosa). 


Il sogno ha una natura del tutto particolare. 

Per avvicinarsi al suo linguaggio è necessario darsi la possibilità di creare un universo possibile di significati intorno ai tuoi sentiti che non possono essere ancora pensati.

Soltanto da questo pensare, che è simile al sogno, hai la possibilità di fare un lavoro psicologico con la tua esperienza emotiva e stimolare la produzione di un sogno.

Significa darsi la possibilità di modellare e dare forma a quanto a livello emotivo non puoi pronunciare e tutto questo attraverso il processo riparativo del sognare.

Per avvicinarsi alla possibilità di cogliere un significato utile intorno alla natura del sogno allora, è necessario assumere un atteggiamento un po’ diverso. 

Un sogno non lo si può avvicinare alla stessa maniera con la quale affronti un qualsiasi altro problema da risolvere!

Ci vuole un modo nuovo del tutto diverso.

Non si tratta di qualcosa di particolarmente stravagante visto che l’uomo è da oltre 5.000 anni almeno che cerca di dare senso alla natura dei sogni.

Risale al terzo millennio A.C. la più antica testimonianza scritta dell’interpretazione di un sogno.

È contenuta nella cosiddetta Epopea di Gilgameš che narra la storia di questo eroe Gilgameš, per due terzi divino e per un terzo umano, che combatte la morte e ritorna alla vita. 

Gilgameš ha dei sogni che racconta alla madre, la quale interpreta in maniera precisa e profetica gli accadimenti avvisati nel sogno. 

L’uomo da sempre tiene in considerazione i sogni, non soltanto considerandolo come un fenomeno naturale, ma soprattutto assegnandogli un valore di comunicazione importante.

Quella stella del cielo che tu cercasti di sollevare fui io a sollevarla per te. Questo è il compagno forte, colui che reca aiuto all'amico nel momento del bisogno. Quando lo vedrai sarai lieto, lo amerai e lui mai ti abbandonerà. Questo è il significato del sogno.

Ma come stanno le cose oggi? Ha ancora senso interpretare un sogno?

Questa è la domanda che ti fai quando ti chiedi se quello che hai sognato la notte scorsa, se l’incubo che ti ha svegliato nel cuore della notte lasciandoti senza fiato, ha davvero un senso o è soltanto una sciocchezza che non vale nemmeno la pena di pensarci.

Due tradizioni millenarie si scontrano quando ti poni una questione del genere e quando si tratta di provare a interpretare un sogno assegnandoli un significato:

  1. una concezione che vuole che le presenze dei tuoi sogni arrivino dall’esterno per portarti un messaggio sul tuo immediato futuro che devi ascoltare;

  2. un’altra concezione, filosofico-scientifica, che considera il sogno una sorta di “residuo” della vita diurna che non ha alcun significato se non quello di “ripulire” la mente da tutto quanto non serve.

Una terza concezione, un po’ più giovane e un po’ intermedia tra le due, che ha poco più di 100 anni, è quella psicoanalitica che sostiene che il sogno sia il risultato di un processo del tutto interno alla persona e che esprime la parte inconsapevole dell’uomo, il tuo inconscio.


Pertanto, a partire da Sigmund Freud, l’interesse per i sogni e la loro interpretazione in chiave più moderna si è facilmente diffusa nel corso dell’ultimo secolo.

Il sogno con tutti i suoi contenuti fanno da rappresentazione di un particolare vissuto emotivo attuale.

Stefan Klein sottolinea come le nostre memorie, il nostro passato, ci fornisce in qualche modo soltanto i materiali che compongono il sogno.

Per avere un chiarimento rispetto al sogno è dal presente che si deve partire.

Il sogno ha a che fare con l’insieme delle emozioni che vivi oggi e che ha cercato immagini presenti nella memoria attraverso l’immaginazione per esprimere contenuti appropriati a quelle emozioni.

Se volessimo provare ad avvicinarci in maniera seria alla lettura di un sogno bisognerà partire dal tuo stato emotivo attuale, quale stato emotivo in questo preciso momento sta agendo dentro di te.

Interpretare un sogno vuol dire allora cogliere il tenore emotivo che fa da sfondo alle immagini prodotte, alla storia narrata, ai vissuti sperimentati durante il sogno e metterli di fronte all’accadere concreto della tua vita diurna

Significa prendere l’immagine del sogno e metterla dinanzi a quanto emotivamente stai vivendo in questo preciso momento in cui il sogno emerge.

L’accadere del sogno, la sua manifestazione è, come dice Jung, del tutto irrazionale: succede è basta!

Il sogno è di fatto un tentativo naturale di sistemare le cose nella propria intimità

In maniera ancora più schietta si esprime Tobie Nathan quando afferma che:

il sogno è il sognatore, un concentrato della sua unicità.

Che cosa significa?

Significa che un sogno va posto sempre in relazione al sognatore, alla sua intimità, ai suoi vissuti e alla sua storia personale. 

Non esiste un sogno che nella sua interpretazione sia valido e uguale per tutti.

Esiste sicuramente il piano culturale del sognatore che pure va considerato e che per certi versi può definire un insieme di contenuti collettivi e generali che poi si ritrovano anche nelle immagini dei sogni.

Non va mai dimenticato il sognatore che nella sua specificità irripetibile è l’unico a “sapere” se l’interpretazione di quel particolare sogno risuona come pertinente al suo stato attuale.

Il sognatore alla fine resta l’unico custode del significato del sogno, del suo senso.

L’ultima parola sull’interpretazione di un sogno spetta sempre al sognatore.

Provo a spiegarti un po’ meglio con un piccolo esempio tratto dalla mia esperienza terapeutica con un mio paziente che chiameremo Antonio.

Un sogno ci dice dove siamo, non che cosa fare; ovvero, situandoci nel luogo in cui siamo, ci dice che cosa stiamo facendo.

Antonio è un mio giovane paziente, di circa 30 anni, che seguo da un anno. 

Quando ci conosciamo, Antonio mi chiede un aiuto perché nell’ultimo anno ha iniziato a fare uso massiccio di cocaina, droghe leggere e alcool.  

Ha lasciato la ragazza con la quale stava insieme da diversi anni perché sentiva di voler fare altre esperienze con altre donne, ma ultimamente non riesce più a provare alcun piacere.

È pieno di rabbia, confuso, non capisce bene che cosa gli succeda e non sa più che cosa fare della sua vita.

Si sente svuotato, deluso e depresso, non riesce più ad andare avanti. Il dolore che prova è lacerante e certe mattine, al risveglio, fa difficoltà a capire dove si trova.

Mi dice che ha sempre paura e non riesce più a trovare piacere in niente. Pensa continuamente alla morte.

Si trascina a lavoro per abitudine, ma non ha nessun interesse verso quello che fa.

Con gli amici può far finta di niente: ridere e scherzare sotto effetto di alcool e droga semplifica le cose, ma si sente tremendamente solo. 

All’inizio di un recente incontro, Antonio porta un sogno in seduta avuto una settimana prima perché non riesce proprio a “toglierselo dalla testa”.

(* A tutela della privacy è stato modificato o omesso ogni dettaglio che possa rivelare l’identità del mio paziente).

Ho fatto un sogno dottore che mi ha molto colpito — mi racconta Antonio

— niente di che, non mi sembra nemmeno un granché come sogno.

Comunque non so come mai mi è rimasto impresso nella mente per tutta la settimana.

Glielo racconto:

«Mi trovavo sotto l’arco di un edificio in una città antica che non conosco.

C’è tanta gente che comprava nelle bancarelle del mercato tutto intorno.

Qui, incontro un uomo che non ho mai visto: brizzolato, vestito di scuro, di circa 60 anni.

Ci incrociamo e lui si rivolge a me rimproverandomi di non riconoscerlo.

Faccio per spiegargli che proprio non lo conosco, ma lui insiste sul fatto che ci conosciamo ed è impossibile che non mi ricordi di lui.

La sua voce diventa un po’ aggressiva e mi dice: “Cos’è non ti ricordi di me?”

Continuando in questo diverbio, lui insistendo ancora, mi preme una mano sui pantaloni all’altezza del pene e in quel momento mi sento come immobilizzato,

incapace di muovermi e reagire, avverto un senso di soffocamento.»

Il sogno finisce qui conclude Antonio — non capisco proprio che cosa possa voler dire, so solo che mi ha lasciato un senso di angoscia che sento ancora adesso dopo una settimana.

— Proviamo a vederlo un po’ più da vicino gli rispondo io cercando di rimanere con l’attenzione sulle immagini del sogno

L’uomo brizzolato che incontra nel sogno le fa venire in mente qualcosa? chiedo.

Ma non so dice Antonio pensandoci un po’ su — non lo conosco proprio.

È un uomo adulto, ancora giovane, elegante. Nel modo di porsi un po’ mi ricorda mio padre.

Come sa dottore, mio padre è morto da 2 anni ormai.

Ultimamente mi è tornato alla mente spesso. Ho pochi ricordi di lui. Il nostro rapporto non era un granché, lui era spesso fuori per lavoro. Sempre impegnato.

Mi vergognavo molto a chiedergli le cose. Lui sembrava sempre in ansia e preso da altre cose molto più importanti di me. Io avevo paura di disturbarlo.

Un po’ mi faceva paura. Ero in soggezione. Mi guardava qualche volta con uno sguardo minaccioso, che mi metteva paura. Così io cercavo sempre di non urtarlo, di non infastidirlo troppo, ma avevo tanta voglia di stargli vicino e fare magari qualcosa insieme a lui.

Poi è morto e non c’è stato più tempo. In pochi mesi il cancro lo ha distrutto.

Io ero lì, sempre con lui, durante tutta la malattia: lo accompagnavo alle visite, aspettavo accanto a lui. Mia madre era annientata. Proprio non ce la faceva. Così mi sono occupato io di lui per quanto ho potuto.

— Deve essere stato tremendamente difficile da sopportare provo a dire — riuscire a stare a contatto con tutta quella sofferenza.

Occuparsi di suo padre suppongo sia stato molto difficile e straziante.

— Sì, è così dice Antonio ma ho fatto tutto quello che c’era da fare, fino alla fine. Sono un uomo ormai.

Passano alcuni minuti di silenzio. Osservo Antonio che guarda fisso fuori dalla finestra pensieroso. Sembra stia cercando di scrutare i suoi ricordi, le immagini di quei momenti dolorosi passati accanto al padre malato.

Dopo qualche minuto ancora provo chiedere qualcosa in più sul sogno:

— Nel sogno di prima chiedo , che cosa sente quando l’uomo che incontra le avvicina la mano sui pantaloni all’altezza del pene?

— È una sensazione strana dottore dice Antonio un po’ pensieroso — quell’uomo nel sogno di fatto neanche mi tocca. Avvicina solo la mano, ma è come se quel gesto mi colpisse lasciandomi inerme.

Mi blocco! Rimango senza fiato, paralizzato. Non ho nemmeno le forze per reagire. Nulla. Sono fermo, immobile. Tremendamente scioccato.

— Che cosa sente possa significare un gesto del genere? chiedo.

Non lo so proprio confessa Antonio Non mi viene in mente nulla. È qualcosa di strano. Senza senso direi.

— Mi chiedo se, come nell’immagine del sogno — provo a dire , in qualche modo lei non si senta di vivere una particolare immobilità, una condizione di blocco paralizzante rispetto alle cose della sua vita.

Mi chiedo se questo stato di paralisi non abbia a che fare con la morte di suo padre.

Con la possibilità di riconoscere dentro di sé che esiste un dolore profondo legato, non soltanto alla perdita di suo padre, ma anche al dolore subìto durante la malattia.

Si può continuare a vivere dopo aver assistito a tanto dolore? Si può fare finta di niente? chiedo in senso un po’ retorico per cercare di fissare l’emozione del momento.

Antonio mi guarda, deglutisce e il suo viso si allunga.

Guarda per terra. Cerca di mettere insieme i pezzi. Riflette. Sembra confuso.

— È difficile, fa molto male mi dice è un dolore che non sopporto, non lo voglio sentire. Mi devasta tantissimo. Vorrei solo strapparmelo dal cervello. Cancellare tutto e farla finita per andare avanti.

Antonio è spaventato, il suo dolore è intenso, fortissimo. È questo dolore che lo paralizza e che per certi versi non lo fa andare avanti, non lo fa diventare un uomo in grado di affrontare la vita.

Quello che sente è di non farcela più e una parte del sogno gli restituisce la scena emotiva che sta avvenendo intimamente dentro di lui. Il tipo di paesaggio nel quale si trova e ciò che in fondo non riesce a riconoscere.

Osservare i contenuti di un sogno è come assistere ad una forma particolare di rappresentazione teatrale. 

Una rappresentazione in cui le scene, i personaggi e i dialoghi ti restituiscono un insieme coerente del tuo stato emotivo interno:

l’insieme dei tuoi vissuti più urgenti in quel dato momento che stai cercando di affrontare. 

Il sogno è un tentativo naturale di chiarificazione. 

Un modo per avvicinarti alla tua umanità.

Sognare ci rende umani.

C’è inoltre, un particolare tipo di sogno che suscita sempre una grande attenzione, proprio perché riesce, più di altri, a scuotere emotivamente il nostro universo emotivo interno e ci spinge automaticamente a porci domande sulla sua natura.

Sto parlando dell’incubo

L’incubo è sentito sempre come un tipo di sogno particolarmente degno di nota proprio perché con il naturale disagio emotivo che lo accompagna ci fa interrogare sul suo senso e sul suo significato

Se abbiamo degli incubi vuol dire che qualcosa non va?! 

La natura dell’incubo ci spinge sempre di fronte a una domanda del genere.

Per sua natura, l’incubo ha questa particolarità: 

riesce sempre a metterci nella condizione interrogativa circa la qualità della nostra vita e rispetto alle scelte che compiamo.

E se stessi sbagliando qualcosa? E se la scelta che sto per fare fosse sbagliata?

Tradotta in altri termini la domanda che ci facciamo riguarda il significato stesso dell’incubo. 

Vediamo di che si tratta.

E se faccio spesso degli incubi che cosa significa?

L’incubo è un sogno particolare.

Per i Greci era ephialtes, una parola che significa “gettato su”, ossia “gettato su chi dorme”. 

Incubus sarà una parola medioevale che significa proprio “dormire sopra”. 

Con l’Inquisizione l’incubo assume una sfumatura sessuale poiché si riteneva che il diavolo potesse accoppiarsi con le donne durante il sonno. 

Il termine Incubus assume il senso di “demone maschio” che, inviato dal diavolo, viene nella notte a catturare le anime delle donne durante il sonno. 

L’incubo lo si riconosce subito dal fatto che la tonalità emotiva emozionale è facilmente riconoscibile. 

Quando hai un incubo lo percepisci subito: ti svegli all’improvviso, affannato, magari sudato e hai difficoltà a ricollegare il tuo stato attuale con la realtà che ti circonda. 

Di fatto avere un incubo serve anche come forma comunicativa per segnalare agli altri che ci sono accanto almeno due condizioni fondamentali: 

  1. ha la natura di un segnale arcaico che servirebbe a prevenire un pericolo mortale;

  2. libera da uno stato di tensione che ha superato un limite non più sopportabile.


Secondo quanto sostiene Stefan Klein, sappiamo oggi che 
gli incubi quando più realistici ci appaiono, tanto più verosimilmente sono conflitti irrisolti;

se questo stato dura più a lungo richiede un trattamento psicoterapeutico. 

L’incubo consente di percepire con gli occhi chiusi un aspetto del mondo di importanza vitale per il soggetto.

Intanto una piccola distinzione mi sembra possa essere utile.

La distinzione tra incubo e terrore notturno:

# 1. un incubo è un “brutto sogno”:

  • si tratta di un sogno che ti sveglia durante la notte lasciandoti con una sensazione di paura;

  • vivi una sofferenza emotiva molto forte;

  • l’incubo è un tentativo di rielaborazione emotiva in atto nella tua intimità.


# 2.
un
terrore notturno non è un sogno

  • non si produce nessuna immagine, nessuna raffigurazione, nessuna verbalizzazione; 

  • un terrore notturno non modifica la situazione emotiva interna del sognatore;

  • in alcuni casi non vi è neppure un risveglio. 


Un incubo è completamente diverso da un terrore notturno. 

Avere un incubo significa aver raggiunto un limite nella capacità di sognare! — ci dice Thomas Ogden.

Abbiamo detto prima che sognare significa ricostruire e trovare una soluzione naturale che ci aiuti ad affrontare e superare adeguatamente i nostri contenuti emotivi stressanti e sofferenti.

Se abbiamo degli incubi, questi ci svegliano durante il sonno. 

Questo vuol dire che se hai degli incubi non sei in grado di sognare da solo! 

Se hai degli incubi hai bisogno di un’altra persona che ti aiuti a creare le condizioni emotive dentro di te che possono permetterti di sognare quegli aspetti presenti nei tuoi incubi che ancora non riesci ad elaborare in un sogno.

Questo è evidente soprattutto quando si hanno degli incubi come conseguenza di un trauma psicologico più o meno violento (una condizione di stress post-traumatico). 

Questa condizione traumatica particolare genera tutta una serie di sintomi specifici, fra i quali: depressione, irritabilità, insonnia, paure, restringimento dello spazio sociale. 

A questi spesso si aggiungono degli incubi dove si rivive la scena traumatica generando terrore e risveglio.

L’incubo, data la portata emotiva di cui gode, è da considerarsi come un sogno urgente.

Si può considerare come indice di un lavorio psichico molto intenso che necessita di una attenzione prioritaria.

Con l’aiuto di un’altra persona, nel corso di una psicoterapia analitica, i contenuti dei sogni crescono mano a mano che riesci a comprendere e tollerare la complessità della situazione emotiva da cui derivano gli incubi stessi.

Questo ti porta gradualmente a conoscere e definire una situazione emotiva intima nuova tale da permetterti di poter sognare le tue difficoltà e dunque, superarle. 

In linea generale — come affermano Edward C. Whitmont & Sylvia Brinton Perera, analisti junghiani del C.G. Jung Institute di New York nel loro libro dedicato a Il linguaggio dei sogni — gli incubi servono a: 

  1. sostenere la morte del tuo atteggiamento cosciente;

  2. definire i limiti da superare per lo sviluppo della tua personalità;

  3. individuare elementi psichici distruttivi e autosabotanti che agiscono dentro di te;

  4. circoscrivere le forme dei contenuti emotivi traumatici che stai cercando di elaborare.

Da un certo punto di vista allora, l’incubo rappresenta un vero e proprio tentativo di ristrutturazione cognitiva che vuole definire uno nuovo scenario nell’intimità del sognatore per far fronte ad una situazione stressante.
 

La natura dell’incubo — dice Tobie Nathan — sottolinea il fatto che:

 

  1. un sogno decostruisce le immagini della realtà;

  2. ripete incessantemente lo stesso processo di decostruzione finché non arriva a  definire una nuova scena sostenibile emotivamente;

  3. quando arriva, l’effetto benefico dell’incubo è riconoscibile poiché inaugura una modifica radicale della situazione che ha prodotto il trauma.


L’incubo, posto a una certa distanza dall’evento traumatico e dopo un certo lavoro psicologico di rielaborazione,
può rivelarsi terapeutico

Spesso si ricordano solo i sogni che ci hanno emotivamente colpito di più, mentre gli altri sogni, quelli meno sorprendenti, abitualmente sono facilmente dimenticati.

Questo avviene perché, al risveglio, prestare attenzione ai propri sogni, prima che la coscienza diurna prenda il sopravvento, è un’operazione non sempre così automatica.

La cosa ancora più complessa è proprio riuscire a ricordare quanto più fedelmente il sogno per quello che é e trascriverlo per fissarne i contenuti prima che svanisca dalla memoria. 

Ma esiste un modo per ricordare più facilmente i sogni?

Proviamo a rispondere a questa domanda. 

Interpretazione dei sogni

Ma come faccio a ricordare i sogni?

Ricordare i sogni richiede una certa dose di allenamento.

È una cosa che non facciamo abitualmente, per cui richiede una certa attenzione volontaria, soprattutto agli inizi.

Dipende tutto dall’intensità con quale ti dedichi a questo genere di attività. 

Di sicuro è al mattino, poco prima del risveglio abituale, che si riesce meglio a ricordare un sogno, perché il sonno diventa più superficiale e le fasi oniriche sono più lunghe.

Per cercare di trattenere un sogno in maniera quanto più possibile fedele a quanto si è sognato, si possono utilizzare diversi accorgimenti:

  1. al risveglio, rimani sdraiato nella stessa posizione in cui ti trovi;

  2. ricostruisci mentalmente il sogno appena sognato;

  3. focalizza l’attenzione sull’immediato passato: chiediti che cosa è appena accaduto;

  4. prendi immediatamente nota del sogno appena sognato. Può essere utile tenere un diario dei sogni vicino al letto, oppure avere a portata di mano il tuo smartphone da utilizzare come registratore vocale;

  5. i sogni si dimenticano facilmente: non fare l’errore di credere di poter ricordare il sogno più tardi perché nonostante i tuoi sforzi non lo ricorderai;

  6. la sveglia è un distrattore inesorabile: tienine conto perché se suona mentre stai sognando o mentre stai tentanto di ricostruire il sogno potrebbe distrarti. Se pensi di dormire fino all’ultimo istante, scendere dal letto in fretta e andare a lavoro, non avrai modo così di ricordare un sogno;

  7. prima di addormentarti, può esserti d’aiuto immaginare il più concretamente possibile che cosa fai mentre ti svegli, mentre ricordi il sogno e mentre lo trascrivi;

  8. non tralasciare i sogni piccoli o i frammenti: possono essere fonti preziose di conoscenza. 


Christoph Gassmann
, psicoterapeuta di Zurigo, ha scritto un piccolo libro dal titolo Ricordare i sogni. Istruzioni per l’uso, dedicato proprio ai modi che possiamo adottare per facilitare il ricordo dei sogni.

Per non dimenticare un sogno Gassmann ci suggerisce di:

  1. acquistare un diario per i sogni da tenere sul comodino accanto al letto;

  2. tenere una debole fonte di luce accanto al letto per non svegliarsi del tutto mentre si annotano i sogni;

  3. riproporsi consapevolmente di concentrare la propria attenzione sui sogni;

  4. all’inizio, annotare quanti più sogni possibili per coglierne la ricchezza;

  5. leggere un libro sui sogni che potrà ispirarci e rafforzerà il nostro proposito di ricordare i sogni. 


Ci sono tantissimi libri pubblicati sui sogni, più o meno interessanti, più o meno qualificati, spesso “stravaganti”.

Tra i libri che posso consigliarti di leggere, ti propongo questi che ho trovato molto stimolanti sotto diversi aspetti:

  1. L’interpretazione dei sogni di Sigmund Freud (un classico);

  2. Simboli e interpretazioni dei sogni di Carl Gustav Jung (un altro classico);

  3. Sogni. La lingua misteriosa dell’inconscio di Verena Kast (di agevole lettura);

  4. Il mondo dei sogni di Marie-Luise von Franz (di agevole lettura);

  5. Il sogno e il mondo infero di James Hillman (un classico);

  6. Il libro dei sogni di Artemidoro di Daldi (un libro antico e sempre illuminante);

  7. Il teatro del sogno di Salomon Resnik (un libro un po’ tecnico ma non troppo che apre ad una visione più ampia sul tema del sogno).


Dedicare tempo e attenzione ai propri sogni è sicuramente una cosa utile per mettere a fuoco un po’ meglio quelli che sono i tuoi vissuti emotivi attuali

In questo senso allora, dare attenzione ai tuoi sogni significa dedicare una parte del tuo tempo alla cura di te

Perché mentre trascrivi un sogno, mentre ripensi ad una immagine di un sogno, mentre racconti un sogno, stai dedicando una parte del tuo tempo alle emozioni che ti abitano in questo momento.

E tutto questo sicuramente facilita la comprensione di te e inevitabilmente ti pone nella consapevolezza di sapere che tipo di effetto hanno certe scelte o certe rinunce sulla tua vita quotidiana.

Un sogno ti offre la possibilità di dare un senso, una direzione di cura alla tua vita.

Questo è il mio lavoro, questo è il mio impegno!

Un saluto, a presto. 

Michele

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Michele Accettella_psicologo_psicoterapeuta Roma

Michele Accettella

Sono psicoterapeuta abilitato all’esercizio permanente dall’Ordine degli Psicologi del Lazio.
In oltre 15 anni ho accumulato più di 15.000 ore di lavoro in ambito clinico, come psicologo e come psicoterapeuta.

Per diventare analista junghiano, per oltre 5 anni, sono stato anch’io in terapia, poiché per conoscere l’altro è necessaria una conoscenza approfondita di sé.

L’attenzione al lavoro clinico, ancora oggi, viene periodicamente rinnovata negli incontri riservati di supervisione che svolgo presso il “CIPA – Centro Italiano di Psicologia Analitica“: un’associazione che da oltre 50 anni cura la formazione degli psicoterapeuti junghiani in Italia, di cui sono “Membro del Comitato Direttivo Nazionale”.
Sono Psicologo Analista abilitato alla docenza, alle analisi di formazione e alle supervisioni presso la “Scuola di Specializzazione in Psicoterapia” del CIPA riconosciuta dal MUR.

Dal 2021 al 2025 sono eletto Segretario scientifico e Direttore della Scuola di psicoterapia dell’Istituto di Roma del CIPA. 
Dal 2019 sono stato iscritto nell’Albo dei docenti esterni di 1° Livello – Area C di Roma Capitale.

Eventi cui ho partecipato come relatore, moderatore o discussant:

  • Master “La realtà dell’inconscio. Come l’inconscio muove la nostra vita” AIRP, 16 marzo 2024, Livorno
  • Laboratorio di formazione a cura della Rivista di Psicologia Analitica: Anoressia dell’Anima e Bulimia delle cose, 11 febbraio 2023, Chiesa Valdese, Roma
  • Inaugurazione Anno Scientifco 2023 – CIPA, 14 gennaio 2023, Roma
  • Inaugurazione Anno Scientifco 2022 – CIPA, 22 gennaio 2022, Roma
  • Introduzione alla presentazione del docufilm “Fellini e l’Ombra” di Catherine McGilvray, Cinema Farnese, 20 gennaio 2022, Roma
  • Tavola Rotonda “CIPA – Centro Italiano di Psicologia Analitica”, 5 dicembre 2020, Roma
  • Seminario Residenziale CIPA, 25-27 ottobre 2019, Terme di Stigliano
  • Journal Club CIPA, 2 ottobre 2019 riflessioni volume rivista Atque, Roma

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